Aspartame: Le origini dell'amaro dolcificante

In rete gira la notizia che l'aspartame inizialmente è nato come veleno per le formiche!
Venne scoperto per caso lavorando alla produzione di un farmaco anti ulcera, ma Schlatter apprezzò la dolcezza del composto sintetizzato leccandosi il dito che era stato contaminato dall'aspartamente.

Comunque è accertato che ogni volta che un liquido contenente aspartame viene portato a 30°, viene liberato metanolo.

Il metanolo viene convertito in formaldeide che è il veleno per le formiche.

Ora sembra che non tutte le formiche si lascino sedurre dalla dolcezza dell'aspartame, comunque provare non fa mai male (ma usate guanti e mascherina è pur sempre un veleno)!!!

Le formiche lottano per un mondo più giusto

Da una ricerca della Ludwig-Maximilian Universitat di Monaco, sembrerebbe che nel fantastico mondo delle formiche esista una qualche forma di giustizia e di ribellione...

I piccoli esemplari della specie
Temnothorax, grandi più o meno mezzo centimetro, spesso subiscono i soprusi di formiche più grandi che forti delle loro maggiori dimensioni assaltano le colonie, uccidono la regina e spaventano a morte (sarebbe interessante sapere cosa gli dicono....) le formiche operaie che giustamente se la danno a gambe.

Ma non finisce qui! Queste orde barbariche rubano le larve (in gergo pupe), le portano nella colonia di origine per crescerle come schiave.

Ma qui viene il meglio!

I ricecatori hanno osservato che in alcuni casi le formiche cresciute sotto la tirannide, da adulte si ribellano e attaccano a loro volta le larve delle regine e delle operaie arrivando a distruggerne più dei due terzi.
Curiosamente si accaniscono solo sulle larve delle femmine lasciando stare i maschi che non hanno partecipato ai raid e non vengono puniti.

E' questo particolare che ha suggerito ai ricercatori l'idea che le formiche possano avere un senso della giustizia.

Chissà forse le formiche con cui divido la casa si stanno già organizzando per vendicare il sacrificio delle loro compagne perite sotto crudeli colpi di straccetto in cucina.... (aiuto!)

Da focus.it

Il novizio e le formiche [Parabola buddista]

Negli antichi tempi c’era un vecchio monaco che, con la pratica diligente, aveva raggiunto un certo grado di chiaroveggenza. Il monaco aveva un novizio pressoché adolescente. Un giorno, il religioso, scrutando il volto del discepolo, intuì che il benamato sarebbe morto entro pochi mesi. Rattristato da questa visione, gli propose una lunga vacanza. Gli suggerì, all’uopo, di recarsi a trovare i genitori.

«Trattieniti tutto il tempo che vuoi - gli raccomandò il monaco - non aver fretta di tornare». Egli voleva, in tal guisa, far sì che nel momento fatidico il novizio si trovasse con la famiglia. Ma tre mesi dopo, con sua grande sorpresa, lo intravide risalir l’erto sentiero che, lambendo il versante della millenaria montagna, riconduceva al tempio. Allorché sopraggiunse, l’osservò attentamente e ravvisò che il prodigioso allievo sarebbe vissuto ben oltre di quanto non avesse incautamente previsto.

«Raccontami tutto quel che è successo mentre eri via» proferì, stupito, il vegliardo. Così il discente cominciò a narrare del suo viaggio giù dalla montagna. Riferì dei villaggi e delle città che aveva attraversato, dei fiumi che aveva guadato e delle montagne su cui s’era arrampicato. Infine rievocò come si fosse imbattuto in una grande alluvione.

«Mentre cercavo un luogo adatto per attraversare - raccontò il discepolo - ho visto che una colonia di formiche era rimasta intrappolata su una piccola isola creata dall’esondazione. Mi sono sentito così attratto da quelle creature che ho afferrato il ramo d’un albero e, senza tentennamenti, l’ho posto a ‘mo di ponte sull’acqua tra la terra asciutta e il formicaio. Le formiche non son punto filosofi. Senza farsi pregare hanno cominciato ad attraversarlo. Ho tenuto fermo il ramo finché non sono stato certo che tutte le provvide bestiole avessero raggiunto l’asciutto. Poi ho continuato il viaggio verso casa.»

«Ecco - pensò il vecchio tra sé - perché gli dèi hanno prolungato i suoi giorni!». Gli atti compassionevoli possono cambiare in meglio il destino; di contro, gli atti crudeli possono avere un’influenza nefasta».